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GUIDA ALLA TESI DI LAUREA
IN DIRITTO COSTITUZIONALE

(prof. Francesco Rigano)

Corso di laurea quadriennale

(è possibile scaricare il documento in formato stampabile)

 

indice:

  1. L'assegnazione della tesi
  2. La scelta del tema
  3. L'organizzazione del lavoro: la preparazione dello schema
  4. L'organizzazione del lavoro: la scrittura del testo
  5. La valutazione della tesi
  6. Avvertenza finale

     

I. L’assegnazione della tesi

 

L’assegnazione della tesi deve essere chiesta al docente titolare del corso, nell’orario dedicato al ricevimento degli studenti. Non sono applicati specifici criteri di selezione delle richieste, in particolare non rileva la media riportata negli esami sostenuti. E’ tuttavia appropriato attenersi ad alcune regole:

a) la scelta della materia nella quale laurearsi deve essere guidata dalle preferenze maturate negli anni di studio, sicché è auspicabile che la richiesta della tesi in diritto costituzionale sia giustificata dall’interesse ad approfondire tale materia;

b) la tesi è assegnata agli studenti prossimi al completamento degli esami, e cioè in debito di non più di un esame “fondamentale”, ma è consigliabile che il lavoro di preparazione della tesi inizi soltanto dopo il superamento di tutti gli esami;

c) per sostenere la discussione finale della tesi, e dunque per laurearsi, bisogna aver adempiuto taluni oneri nel rispetto di termini perentori, quali ad esempio: la consegna del modulo di assegnazione della tesi, a fini statistici; la consegna del modulo di deposito del titolo della tesi; la presentazione della domanda di iscrizione alla seduta di laurea; il deposito negli Uffici e la consegna al relatore e al correlatore di una copia della tesi, ecc. Ogni informazione in proposito può essere tratta dalla Guida dello Studente e deve in ogni caso essere richiesta ai competenti Uffici dell’Ateneo, e in particolare alla Segreteria di Presidenza di Facoltà e alla Segreteria degli studenti di Facoltà;

d) al di là delle scadenze burocratiche, cui s’è appena fatto cenno, la misura del tempo necessario alla stesura della tesi non è determinata dal docente. Essa dipende piuttosto dalle caratteristiche individuali del laureando e in particolare dalle sue capacità e possibilità di concentrarsi sull’elaborazione della tesi. Così, ad esempio, è ragionevole attendersi che allo studente lavoratore sia necessario un lasso di tempo maggiore rispetto a chi è studente a tempo pieno.

 

II. La scelta del tema

 

La scelta del tema sul quale svolgere la tesi nasce dal colloquio tra il docente e lo studente. E’ perciò necessario che lo studente abbia una conoscenza aggiornata della materia, per aver letto l’ultima edizione di un qualche manuale di diritto costituzionale; gli spunti possono essere tratti anche dalla lettura, come d’abitudine di ogni laureando in giurisprudenza, delle pagine non soltanto sportive dei quotidiani.

Come regola, il tema non può consistere in un oggetto molto ampio o di carattere assai generale, quali ad esempio: “le forme di governo”, “la forma di governo in Italia”, “il capo dello Stato”, “la libertà di associazione”, “le regioni”, ecc. Al contrario, il tema deve coinvolgere aspetti specifici di questioni generali, quali ad esempio: “la responsabilità civile dei magistrati”, “la competenza delle regioni in materia di cultura”; “la responsabilità dei ministri”, ecc.

Poiché la Corte costituzionale ha il ruolo di interprete privilegiato dei principi e dei diritti fondamentali, il tema potrà anche consistere nell’esame sistematico – seppur eventualmente circoscritto a periodi cronologicamente determinati - della giurisprudenza costituzionale relativa ad un determinato oggetto, quali ad esempio: “l’iniziativa economica nella giurisprudenza costituzionale”, “l’insindacabilità dei parlamentari nella giurisprudenza costituzionale”, “la legittimazione al conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato nella giurisprudenza costituzionale”, ecc.

Dopo aver individuato il possibile tema, il laureando deve impegnarsi per qualche tempo nella prima lettura di testi di introduzione: sezioni dei manuali, voci di enciclopedie, eventuali monografie che saranno segnalate dal docente. Se dopo questa prima e veloce indagine il tema appare convincente, allora la scelta diviene definitiva e si procede ad organizzare le fasi successive del lavoro.

  

III. L’organizzazione del lavoro: la preparazione dello schema

 

  Il lavoro di preparazione della tesi è scandito in due fasi successive: dapprima si predispone lo schema e quindi si elabora il testo scritto completo.

Nella prima fase il laureando deve rileggere in modo attento ed approfondito i testi di carattere generale, già in precedenza consultati, sia per cogliere i profili più importanti del tema, sia per completare, traendo indicazioni dalle note dei testi, la bibliografia; se la tesi ha contenuto di rassegna giurisprudenziale si tratta di individuare, con analogo procedimento, le sentenze di rilievo in argomento.

Un buon ausilio alla ricerca delle fonti è dato dalla consultazione delle seguenti opere:

  • per la normativa, oltre alle Raccolte ufficiali, le numerose raccolte ad uso informativo, in forma di codice e non, e tra esse, ad esempio, la pubblicazione annuale Lex. Legislazione Italiana;
  • per la dottrina, il Dizionario bibliografico delle riviste giuridiche italiane, a cura di V. Napoletano, Milano, Giuffrè, edito annualmente dal 1957 in avanti;
  • per la giurisprudenza, i repertori e i massimari delle riviste, fra i quali: Repertorio Foro Italiano e Repertorio Giurisprudenza costituzionale; particolarmente importante è la consultazione della rivista Giurisprudenza costituzionale, ove sono pubblicate, per ciascun anno, tutte le sentenze della Corte costituzionale, spesso annotate con utili commenti.

Opportuna, e talora indispensabile, per l’individuazione delle fonti è la consultazione dei siti web, istituzionali e non; i più importanti per la materia pubblicistica  sono segnalati nella sezione link  del sito www.associazionedeicostituzionalisti.it.

Sin da questa prima fase, è provvidenziale iniziare a compilare in una scheda l’elenco delle fonti. La trasposizione dell’elenco in un apposito documento informatico (file) consentirà l’aggiornamento continuo, attraverso l’inserimento delle fonti via via che sono rinvenute; può essere utile distinguere con un segno grafico (magari un asterisco) la fonte reperita e non ancora consultata, così da procedere ordinatamente nello spoglio del materiale.

Le fonti devono essere menzionate con criteri omogenei nell’ambito di tutto l’elaborato. Può essere adottata la seguente forma:

1) per la normativa:

art. numero, co. numero, Cost.

art. numero, co. numero, fonte [e cioè: legge/ decreto legge/ decreto legislativo/ legge regione / d.PR.], giorno.mese.anno, numero

(N.B.: per la normativa non va indicata la fonte di cognizione);

2) per la giurisprudenza:

Corte cost., gg.mm.aa., numero, in Giur. cost., anno, pag.

Giudice [e cioè: Cass./ Cons. Stato/ Trib. città/ Tar regione], gg.mm.aa., numero, in Rivista, anno, pag.

3) per la dottrina:

Autore, Titolo, Luogo edizione, Editore, anno

Autore, Titolo, in Rivista, anno, pagina iniziale.

Autore, Titolo della voce, in Enciclopedia o Digesto ecc., volume, anno, pag. iniz.;

4) quando la fonte è tratta da un sito web, bisogna indicare l’indirizzo internet della pagina nella quale la fonte è pubblicata;

L’elenco delle fonti, redatto con le modalità appena consigliate, deve essere sottoposto al vaglio del docente, sia per colmare le eventuali lacune, sia per depennare le fonti poco significative. Dopo l’approvazione del docente, il laureando deve dedicarsi alla lettura completa ed approfondita dei testi raccolti ed ovviamente anche degli ulteriori che fossero individuati durante la lettura.

La lettura delle fonti  è assai importante, poiché è in questo momento che devono essere definitivamente identificati i profili problematici degni di approfondimento. E’ conveniente - quasi necessario…- che il laureando predisponga delle schede nelle quali appuntare la sintesi degli argomenti dedicati ad ogni profilo, con indicazione della fonte da cui è tratto l’argomento. Ogni scheda non deve contenere tutto il pensiero di un autore sul tema della tesi, bensì il pensiero di una pluralità di autori su un profilo specifico del tema. Per esemplificare, poniamo che il tema della tesi sia “la legge provvedimento”: bisogna preparare (non una scheda con tutto ciò che Esposito ha scritto sulle leggi provvedimento, un’altra scheda con il pensiero di Mortati e così via, bensì) tante schede su singoli profili problematici del tema “la legge provvedimento” (ad esempio: la natura di tale fonte del diritto; la sua abrogabilità; la sua sindacabilità, ecc.) nelle quali sono riportate le opinioni di tutti gli autori (ad esempio: Esposito, Mortati, Crisafulli ecc.) su quel profilo problematico cui è dedicata la scheda (ad esempio: il pensiero di Mortati, Esposito e Crisafulli sulla sindacabilità delle leggi provvedimento).

Con metodo analogo si deve procedere nelle tesi di rassegna giurisprudenziale.

E’ assai importante un’ulteriore cautela. Quando si prendono appunti dalle fonti, sempre ed immediatamente, deve essere annotata qual è la fonte, utilizzando i criteri adottati per redigere l’elenco delle fonti. Ad esempio, per ciascuna fonte di dottrina deve essere indicato l’Autore, il Titolo, il Luogo di edizione, l’Editore, l’anno (ovvero, se è un saggio: il Titolo, la Rivista, l’anno); per la giurisprudenza, il Giudice, la Rivista, l’anno. Bisogna tuttavia ricordarsi di aggiungere anche la pagina da cui è tratto l’appunto, poiché -  lo si vedrà fra poco - ciò è indispensabile per la corretta redazione delle note. Ancora un’avvertenza. La cautela appena consigliata è utile anche per le fonti normative, sebbene per esse non debba essere indicata la fonte di cognizione: è l’ordinato svolgimento della ricerca a trarne giovamento.

La schedatura corretta consente di raccogliere, in modo organico, la normativa di rilievo e le posizioni di dottrina e di giurisprudenza in relazione ai singoli profili; permette, quindi, di approntare uno schema che tratti la materia in modo per così dire trasversale. La schedatura è il materiale indispensabile per costruire lo schema.

Lo schema è il progetto della tesi. Deve essere qualcosa di più dell’indice-sommario, suddiviso per capitoli e paragrafi, degli oggetti – e cioè dei profili problematici - da trattare: ogni singolo oggetto deve essere accompagnato dalla sintesi dei problemi che si vogliono approfondire e degli argomenti che si vogliono utilizzare nell’approfondimento (magari con l’indicazione per ciascuno di essi degli essenziali riferimenti bibliografici e giurisprudenziali). Gli oggetti devono essere ordinati in paragrafi, che rappresentano l’unità di ragionamento più piccola del discorso argomentativo; i paragrafi a loro volta devono essere raccolti per  capitoli, ciascuno dei quali dedicato a un aspetto omogeneo del tema piuttosto ampio e quindi i capitoli vanno a loro volta ordinati secondo lo svolgimento logico del ragionamento che si vuole esporre nel lavoro. Come per tutti i progetti di lavoro, lo schema presuppone che sia acquisita la padronanza del tema e deve essere preparato con concentrazione e pazienza: quanto più sarà dettagliato e preciso, tanto più soddisfacente sarà il risultato finale.

Lo schema deve essere discusso con il docente e soltanto dopo l’approvazione si procede alla scrittura del testo della tesi. E’ metodologicamente essenziale iniziare a scrivere avendo a riferimento lo schema, e non importa se – come spesso avviene – allo schema debba poi essere apportata qualche modificazione, in corso d’opera: i progetti di qualunque attività umana richiedono aggiustamenti quando sono realizzati.

 

IV. L’organizzazione del lavoro: la scrittura del testo

Si tratta finalmente di svolgere in forma scritta, grammaticalmente e sintatticamente corretta, lo schema: bisogna sviluppare gli argomenti identificati nello schema in riferimento a ciascun aspetto. Anche qui è necessario rispettare alcune regole, non soltanto di stile.

A) Anzitutto, il testo deve essere dattiloscritto in modo da consentire le correzioni del docente, ad esempio su una colonna della pagina. La stesura della tesi è anche l’occasione per raffinare la conoscenza dei sistemi di videoscrittura, la cui utilizzazione è fondamentale in qualunque (futura) attività professionale. Devono essere consegnati pezzi brevi dell’elaborato, mano a mano che la scrittura procede, sì da poter mettere subito a frutto i consigli del docente.

B) Gli argomenti del ragionamento devono essere esposti in paragrafi che siano: omogenei per blocchi di argomenti; ragionevolmente brevi (non più di dieci cartelle dattiloscritte); ordinati nell’esposizione e a tal fine può essere utile suddividere i passaggi anche all’interno di ciascun paragrafo utilizzando opportuni segni grafici (ad esempio, le lettere alfabetiche: a, b, c, ecc.).

C) Le frasi devono essere brevi; gli incisi lunghi vanno evitati. Assai importante è riprendere dimestichezza con la punteggiatura, magari rinfrescando le proprie conoscenze con la lettura di una grammatica della lingua italiana. Le parole straniere, e tra esse quelle latine, devono essere scritte in corsivo. Non va utilizzato il sottolineato o il maiuscolo o il grassetto per far risaltare le parole, e cioè  non bisogna, ad esempio, scrivere: DECRETO, norma, sentenza.

D) Ogni passaggio del ragionamento – e dunque pressoché ogni frase - deve essere corredato dalle note. Queste le regole per predisporle correttamente:

a) le note vanno collocate o a piè di pagina o in fondo a ciascun capitolo, ma è necessario seguire sempre una soltanto delle due modalità; le note devono seguire la numerazione progressiva, per ciascun capitolo;

b) nelle note vanno indicate la fonte normativa o di dottrina o di giurisprudenza da cui è tratto l’argomento svolto nel testo, tanto più se nel testo viene ricopiata – e quindi doverosamente trascritta tra le virgolette (“ “) - la frase di un autore o il passo della motivazione di una sentenza: la fonte può essere preceduta da v. (vedi)  o da cfr. (confronta);

c) nelle note vanno collocati quegli argomenti che, seppur interessanti, appaiono un poco defilati rispetto al ragionamento seguìto nel testo;

d) le fonti devono essere citate la prima volta utilizzando i criteri esposti per la redazione dell’elenco delle fonti; se la fonte è stata già citata per esteso, per le citazioni successive alla prima deve essere adottata la seguente forma:

  • per la normativa: citazione sempre completa oppure: fonte, numero/anno;
  • per la dottrina: Autore, Prime parole del titolo, cit., pag.
  • per la giurisprudenza: Giudice, gg.mm.aa., numero, cit.

E) E’ buona regola rileggere ciò che si è scritto il giorno dopo averlo scritto. Chi compone la tesi – ma così pure è per chi redige lettere d’affari, atti di citazione, sentenze ecc. – ha l’onere di essere il più chiaro possibile e la paziente rilettura migliora il risultato finale. E’ un dovere non scoraggiarsi di fronte alla necessità di riscrivere i passaggi che alla lettura “a freddo” risultassero, allo stesso autore, poco felici.

F) La tesi deve essere corredata dall’elenco delle fonti dottrinali e giurisprudenziali utilizzate per la stesura. La bibliografia potrà essere ordinata per argomenti ovvero, più semplicemente, in ordine alfabetico; la giurisprudenza deve essere suddivisa per autorità giudiziarie e quindi ordinata cronologicamente.

G) La stesura definitiva, dopo l’approvazione del docente, deve essere trasfusa in pagine fitte e dattiloscritte in entrambi i versi (fronte e retro).

 

V. La valutazione della tesi

Il punteggio assegnato alla tesi è determinato dalla Commissione di laurea, sulla base della proposta formulata dal docente relatore. La valutazione dell’elaborato è conseguenza dell’impegno profuso e del risultato ottenuto, tenendo in conto che la quantità non è mai misura della qualità, sicché l’aver scritto molte pagine non comporta di per sé una valutazione positiva. Contribuiscono a determinare il giudizio complessivo sia la valutazione del docente correlatore, sia le modalità di esposizione da parte del laureando in sede di discussione.

Il voto di laurea è dato dalla sommatoria di due addendi: il punteggio assegnato alla tesi e il punteggio conseguito negli esami di profitto. Quest’ultimo punteggio è calcolato dalla Segreteria degli studenti, attraverso la seguente operazione aritmetica: somma dei voti ottenuti, diviso per il numero degli esami, diviso ancora per tre, moltiplicato poi per undici; le frazioni di voto sono arrotondate in meno se =< a 0,49, in più se >. Attenzione: degli esami sostenuti in soprannumero soltanto uno, che è onere dello studente indicare, entra nel computo della media.

 

Avvertenza finale

Le indicazioni fornite dalla Guida rappresentano utili suggerimenti, idonei ad aiutare il laureando nella organizzazione del lavoro della tesi; in ogni caso rimane indispensabile il colloquio continuo con il docente e soprattutto il ricorso costante al buon senso, che è la dote indispensabile del giurista.

E’ assolutamente consigliata la partecipazione al corso organizzato dal prof. Amedeo Conte e volto ad illustrare le modalità di redazione della tesi di laurea. Utile è anche la lettura di U. Eco, Come si fa una tesi di laurea, Milano, Bompiani, 2002 (edizioni tascabili; euro 8,00).

Per confrontarsi con le indicazioni fornite da altri docenti di diritto costituzionale può essere consultata la pagina del sito http://www.robertobin.it/tesi.htm#CON dove il professor Roberto Bin ha appunto esposto “alcuni criteri per lo svolgimento della tesi di laurea in diritto costituzionale”.

 

 

 

 

 

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