Il lavoro di preparazione della tesi è scandito in due
fasi successive: dapprima si predispone lo schema e quindi si elabora il testo
scritto completo.
Nella prima fase
il laureando deve rileggere in modo attento ed approfondito i testi di
carattere generale, già in precedenza consultati, sia per cogliere i profili
più importanti del tema, sia per completare, traendo indicazioni dalle note dei
testi, la bibliografia; se la tesi ha contenuto di rassegna giurisprudenziale
si tratta di individuare, con analogo procedimento, le sentenze di rilievo in
argomento.
Un buon ausilio
alla ricerca delle fonti è dato dalla consultazione delle seguenti opere:
- per la
normativa, oltre alle Raccolte ufficiali, le numerose raccolte ad uso
informativo, in forma di codice e non, e tra esse, ad esempio, la pubblicazione
annuale Lex. Legislazione Italiana;
- per la dottrina,
il Dizionario bibliografico delle riviste giuridiche italiane, a cura di
V. Napoletano, Milano, Giuffrè, edito annualmente dal 1957 in avanti;
- per la giurisprudenza,
i repertori e i massimari delle riviste, fra i quali: Repertorio Foro
Italiano e Repertorio Giurisprudenza costituzionale; particolarmente
importante è la consultazione della rivista Giurisprudenza costituzionale,
ove sono pubblicate, per ciascun anno, tutte le sentenze della Corte
costituzionale, spesso annotate con utili commenti.
Opportuna, e
talora indispensabile, per l’individuazione delle fonti è la consultazione dei
siti web, istituzionali e non; i più importanti per la materia pubblicistica sono segnalati nella sezione link del sito www.associazionedeicostituzionalisti.it.
Sin da questa
prima fase, è provvidenziale iniziare a compilare in una scheda l’elenco delle
fonti. La trasposizione dell’elenco in un apposito documento informatico (file)
consentirà l’aggiornamento continuo, attraverso l’inserimento delle fonti via
via che sono rinvenute; può essere utile distinguere con un segno grafico
(magari un asterisco) la fonte reperita e non ancora consultata, così da
procedere ordinatamente nello spoglio del materiale.
Le fonti devono
essere menzionate con criteri omogenei nell’ambito di tutto l’elaborato. Può
essere adottata la seguente forma:
1) per la
normativa:
art. numero, co.
numero, Cost.
art. numero, co.
numero, fonte [e cioè: legge/ decreto legge/ decreto legislativo/ legge regione
/ d.PR.], giorno.mese.anno, numero
(N.B.: per la
normativa non va indicata la fonte di cognizione);
2)
per la giurisprudenza:
Corte cost., gg.mm.aa.,
numero, in Giur. cost., anno, pag.
Giudice [e cioè:
Cass./ Cons. Stato/ Trib. città/ Tar regione], gg.mm.aa., numero, in Rivista,
anno, pag.
3) per la
dottrina:
Autore, Titolo,
Luogo edizione, Editore, anno
Autore, Titolo,
in Rivista, anno, pagina iniziale.
Autore, Titolo
della voce, in Enciclopedia o Digesto ecc., volume, anno,
pag. iniz.;
4) quando la
fonte è tratta da un sito web, bisogna indicare l’indirizzo internet
della pagina nella quale la fonte è pubblicata;
L’elenco delle
fonti, redatto con le modalità appena consigliate, deve essere sottoposto al
vaglio del docente, sia per colmare le eventuali lacune, sia per depennare le
fonti poco significative. Dopo l’approvazione del docente, il laureando deve
dedicarsi alla lettura completa ed approfondita dei testi raccolti ed
ovviamente anche degli ulteriori che fossero individuati durante la lettura.
La lettura delle
fonti è assai importante, poiché è in
questo momento che devono essere definitivamente identificati i profili
problematici degni di approfondimento. E’ conveniente - quasi necessario…- che
il laureando predisponga delle schede nelle quali appuntare la sintesi degli
argomenti dedicati ad ogni profilo, con indicazione della fonte da cui è tratto
l’argomento. Ogni scheda non deve contenere tutto il pensiero di un autore sul
tema della tesi, bensì il pensiero di una pluralità di autori su un profilo
specifico del tema. Per esemplificare, poniamo che il tema della tesi sia “la
legge provvedimento”: bisogna preparare (non una scheda con tutto ciò che
Esposito ha scritto sulle leggi provvedimento, un’altra scheda con il pensiero
di Mortati e così via, bensì) tante schede su singoli profili problematici del
tema “la legge provvedimento” (ad esempio: la natura di tale fonte del diritto;
la sua abrogabilità; la sua sindacabilità, ecc.) nelle quali sono riportate le
opinioni di tutti gli autori (ad esempio: Esposito, Mortati, Crisafulli ecc.)
su quel profilo problematico cui è dedicata la scheda (ad esempio: il pensiero
di Mortati, Esposito e Crisafulli sulla sindacabilità delle leggi
provvedimento).
Con metodo
analogo si deve procedere nelle tesi di rassegna giurisprudenziale.
E’ assai
importante un’ulteriore cautela. Quando si prendono appunti dalle fonti, sempre
ed immediatamente, deve essere annotata qual è la fonte, utilizzando i criteri
adottati per redigere l’elenco delle fonti. Ad esempio, per ciascuna fonte di
dottrina deve essere indicato l’Autore, il Titolo, il Luogo di edizione,
l’Editore, l’anno (ovvero, se è un saggio: il Titolo, la Rivista,
l’anno); per la giurisprudenza, il Giudice, la Rivista, l’anno. Bisogna
tuttavia ricordarsi di aggiungere anche la pagina da cui è tratto l’appunto,
poiché - lo si vedrà fra poco - ciò è
indispensabile per la corretta redazione delle note. Ancora un’avvertenza. La
cautela appena consigliata è utile anche per le fonti normative, sebbene per
esse non debba essere indicata la fonte di cognizione: è l’ordinato svolgimento
della ricerca a trarne giovamento.
La schedatura
corretta consente di raccogliere, in modo organico, la normativa di rilievo e
le posizioni di dottrina e di giurisprudenza in relazione ai singoli profili;
permette, quindi, di approntare uno schema che tratti la materia in modo per
così dire trasversale. La schedatura è il materiale indispensabile per
costruire lo schema.
Lo schema è il
progetto della tesi. Deve essere qualcosa di più dell’indice-sommario,
suddiviso per capitoli e paragrafi, degli oggetti – e cioè dei profili
problematici - da trattare: ogni singolo oggetto deve essere accompagnato dalla
sintesi dei problemi che si vogliono approfondire e degli argomenti che si
vogliono utilizzare nell’approfondimento (magari con l’indicazione per ciascuno
di essi degli essenziali riferimenti bibliografici e giurisprudenziali). Gli oggetti
devono essere ordinati in paragrafi, che rappresentano l’unità di ragionamento
più piccola del discorso argomentativo; i paragrafi a loro volta devono essere
raccolti per capitoli, ciascuno dei
quali dedicato a un aspetto omogeneo del tema piuttosto ampio e quindi i
capitoli vanno a loro volta ordinati secondo lo svolgimento logico del
ragionamento che si vuole esporre nel lavoro. Come per tutti i progetti di
lavoro, lo schema presuppone che sia acquisita la padronanza del tema e deve
essere preparato con concentrazione e pazienza: quanto più sarà dettagliato e
preciso, tanto più soddisfacente sarà il risultato finale.
Lo schema deve
essere discusso con il docente e soltanto dopo l’approvazione si procede alla
scrittura del testo della tesi. E’ metodologicamente essenziale iniziare a
scrivere avendo a riferimento lo schema, e non importa se – come spesso avviene
– allo schema debba poi essere apportata qualche modificazione, in corso
d’opera: i progetti di qualunque attività umana richiedono aggiustamenti quando
sono realizzati.
IV. L’organizzazione
del lavoro: la scrittura del testo |
Si tratta finalmente di svolgere in forma scritta,
grammaticalmente e sintatticamente corretta, lo schema: bisogna sviluppare gli
argomenti identificati nello schema in riferimento a ciascun aspetto. Anche qui
è necessario rispettare alcune regole, non soltanto di stile.
A) Anzitutto, il
testo deve essere dattiloscritto in modo da consentire le correzioni del
docente, ad esempio su una colonna della pagina. La stesura della tesi è anche
l’occasione per raffinare la conoscenza dei sistemi di videoscrittura, la cui
utilizzazione è fondamentale in qualunque (futura) attività professionale.
Devono essere consegnati pezzi brevi dell’elaborato, mano a mano che la
scrittura procede, sì da poter mettere subito a frutto i consigli del docente.
B) Gli argomenti
del ragionamento devono essere esposti in paragrafi che siano: omogenei per
blocchi di argomenti; ragionevolmente brevi (non più di dieci cartelle
dattiloscritte); ordinati nell’esposizione e a tal fine può essere utile
suddividere i passaggi anche all’interno di ciascun paragrafo utilizzando
opportuni segni grafici (ad esempio, le lettere alfabetiche: a, b, c, ecc.).
C) Le frasi
devono essere brevi; gli incisi lunghi vanno evitati. Assai importante è
riprendere dimestichezza con la punteggiatura, magari rinfrescando le proprie
conoscenze con la lettura di una grammatica della lingua italiana. Le parole
straniere, e tra esse quelle latine, devono essere scritte in corsivo. Non va
utilizzato il sottolineato o il maiuscolo o il grassetto per far risaltare le
parole, e cioè non bisogna, ad esempio,
scrivere: DECRETO, norma, sentenza.
D) Ogni
passaggio del ragionamento – e dunque pressoché ogni frase - deve essere
corredato dalle note. Queste le regole per predisporle correttamente:
a) le note vanno
collocate o a piè di pagina o in fondo a ciascun capitolo, ma è necessario
seguire sempre una soltanto delle due modalità; le note devono seguire la
numerazione progressiva, per ciascun capitolo;
b) nelle note
vanno indicate la fonte normativa o di dottrina o di giurisprudenza da cui è
tratto l’argomento svolto nel testo, tanto più se nel testo viene ricopiata – e
quindi doverosamente trascritta tra le virgolette (“ “) - la frase di un autore
o il passo della motivazione di una sentenza: la fonte può essere preceduta da
v. (vedi) o da cfr. (confronta);
c) nelle note
vanno collocati quegli argomenti che, seppur interessanti, appaiono un poco
defilati rispetto al ragionamento seguìto nel testo;
d) le fonti devono essere citate la prima volta
utilizzando i criteri esposti per la redazione dell’elenco delle fonti; se la
fonte è stata già citata per esteso, per le citazioni successive alla prima
deve essere adottata la seguente forma:
- per la normativa:
citazione sempre completa oppure: fonte, numero/anno;
- per la dottrina:
Autore, Prime parole del titolo, cit., pag.
- per la
giurisprudenza: Giudice, gg.mm.aa., numero, cit.
E) E’ buona
regola rileggere ciò che si è scritto il giorno dopo averlo scritto. Chi
compone la tesi – ma così pure è per chi redige lettere d’affari, atti di
citazione, sentenze ecc. – ha l’onere di essere il più chiaro possibile e la
paziente rilettura migliora il risultato finale. E’ un dovere non scoraggiarsi
di fronte alla necessità di riscrivere i passaggi che alla lettura “a freddo”
risultassero, allo stesso autore, poco felici.
F) La tesi deve
essere corredata dall’elenco delle fonti dottrinali e giurisprudenziali
utilizzate per la stesura. La bibliografia potrà essere ordinata per argomenti
ovvero, più semplicemente, in ordine alfabetico; la giurisprudenza deve essere
suddivisa per autorità giudiziarie e quindi ordinata cronologicamente.
G) La stesura
definitiva, dopo l’approvazione del docente, deve essere trasfusa in pagine
fitte e dattiloscritte in entrambi i versi (fronte e retro).
V. La
valutazione della tesi |
Il punteggio
assegnato alla tesi è determinato dalla Commissione di laurea, sulla base della
proposta formulata dal docente relatore. La valutazione dell’elaborato è
conseguenza dell’impegno profuso e del risultato ottenuto, tenendo in conto che
la quantità non è mai misura della qualità, sicché l’aver scritto molte pagine
non comporta di per sé una valutazione positiva. Contribuiscono a determinare
il giudizio complessivo sia la valutazione del docente correlatore, sia le
modalità di esposizione da parte del laureando in sede di discussione.
Il voto di
laurea è dato dalla sommatoria di due addendi: il punteggio assegnato alla tesi
e il punteggio conseguito negli esami di profitto. Quest’ultimo punteggio è
calcolato dalla Segreteria degli studenti, attraverso la seguente operazione
aritmetica: somma dei voti ottenuti, diviso per il numero degli esami, diviso
ancora per tre, moltiplicato poi per undici; le frazioni di voto sono
arrotondate in meno se =< a 0,49, in più se >. Attenzione: degli esami
sostenuti in soprannumero soltanto uno, che è onere dello studente indicare,
entra nel computo della media.
Avvertenza finale
Le indicazioni
fornite dalla Guida rappresentano utili suggerimenti, idonei ad aiutare il
laureando nella organizzazione del lavoro della tesi; in ogni caso rimane
indispensabile il colloquio continuo con il docente e soprattutto il ricorso
costante al buon senso, che è la dote indispensabile del giurista.
E’ assolutamente consigliata la
partecipazione al corso organizzato dal prof. Amedeo Conte e volto ad
illustrare le modalità di redazione della tesi di laurea. Utile è anche la
lettura di U. Eco, Come si fa una tesi di laurea, Milano, Bompiani, 2002
(edizioni tascabili; euro 8,00).
Per confrontarsi
con le indicazioni fornite da altri docenti di diritto costituzionale può
essere consultata la pagina del sito http://www.robertobin.it/tesi.htm#CON
dove il professor Roberto Bin ha appunto esposto “alcuni criteri per lo
svolgimento della tesi di laurea in diritto costituzionale”.
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